Ahmadreza Djalali sarà impiccato.
Ieri, martedì 24 maggio, è arrivata la conferma ufficiale: niente revisione del processo, la condanna a morte è stata convalidata. La magistratura iraniana ha infatti annunciato di aver concluso il processo di revisione del caso del medico e che, quindi, la condanna sarà eseguita, come confermato dal portavoce iraniano Massoud Setayeshi.
Per il ricercatore, cittadino onorario di Novara, sono arrivati altri appelli. “Come è già stato fatto in passato, manderemo in queste ore una lettera al Governo iraniano per rivedere questa sentenza, che consideriamo inumana e impossibile da accettare. Esploreremo ancora una volta tutte le vie diplomatiche” afferma il rettore dell’università del Piemonte Orientale Gian Carlo Avanzi. “Ancora una volta si esprime solidarietà e vicinanza al dottor Djalali, alla sua famiglia e ai suoi amici – scrive la Provincia di Novara -, insieme con la volontà di continuare a far sentire in tutte le sedi e in tutti i modi la propria voce di massima contrarietà, con quelle di tutte le Istituzioni locali, per poter fermare questa barbara sentenza.
“Una notizia che non avremmo mai voluto leggere e che apprendiamo con profondo dispiacere. Purtroppo le azioni messe in campo fino ad ora ad ogni livello istituzionale non hanno ancoraavuto esito positivo, ma non è questo il momento di arrenderci” ha detto il consigliere regionale democratico Domenico Rossi. “Non possiamo arrenderci a questa sentenza inumana e senza appello – commentano i leghisti di Novara Riccardo Lanzo, Federico Perugini e Letizia Nicotra – arrivata al termine di una vicenda processuale che ha sollevato l’indignazione della comunità internazionale. Di fronte alla definitiva decisione del tribunale di Teheran la nostra unica speranza è che la diplomazia italiana possa ancora intervenire presso il governo dell’Iran per scongiurare la sua impiccagione”.